Dottore di ricerca nel 1988 presso l’Università di Pisa con una tesi dal titolo “Selvaggio e barbaro nel teatro di Lope de Vega”, Fausta Antonucci è la Presidente dell’Associazione ispanisti italiani (AISPI)
Da cosa nasce il suo interesse per la cultura spagnola?
Da adolescente sono rimasta affascinata da La vida es sueño, letta in una traduzione italiana in prosa, e più tardi dalla poesia, soprattutto ispanoamericana: avevo preso in prestito in biblioteca una bellissima antologia di poesia dal Modernismo a Neruda, curata da Francesco Tentori Montalto, con i testi originali a fronte che mi hanno fatto innamorare della lingua spagnola.
Come e per quale motivo ha deciso di intraprendere la ricerca sul Siglo de Oro spagnolo?
Avevo già letto parecchie commedie del Siglo de Oro, sia in originale sia in traduzione, e all’Università avevo studiato alcuni testi canonici di questo periodo, come il Lazarillo de Tormes e il Don Quijote; poi ho deciso di concorrere a una borsa di studio per frequentare il Dottorato in Iberistica dell’Università di Pisa, che specializzava solo in letteratura del Siglo de Oro.
Cosa ha significato per lei lo studio e l’approfondimento del Siglo de Oro spagnolo?
Inizialmente una riconversione, visto che avevo preparato la tesi di laurea in letteratura ispanoamericana ed ero più competente in quest’area culturale e nel periodo ‘800-‘900. Quindi ho dovuto leggere e studiare tantissimo per ampliare il mio patrimonio di conoscenze e superare almeno in parte la sensazione di non essere all’altezza.
In relazione alla sua visione della cultura, c’è stato un prima e un dopo la stesura della sua tesi di dottorato? Perché?
Più che la stesura della tesi di dottorato, direi che è stata proprio la frequenza del corso di dottorato ad aver segnato per me uno spartiacque. La possibilità di seguire i seminari di docenti diversi, in un contesto diverso rispetto a quello dell’Università in cui mi ero laureata, mi ha sicuramente arricchito e formato. Per quanto riguarda la tesi di dottorato, posso dire che, dopo lo sforzo che ha richiesto sviluppare una ricerca complessa e darne conto in una monografia di 580 pagine, non ho quasi più avuto la ‘sindrome da pagina bianca’ perché scrivere qualsiasi articolo mi sembrava sempre meno difficile rispetto alla tesi!
Quali sono state le condizioni socio-politiche che hanno permesso l’emergere del Siglo de Oro in Spagna?
Per Siglo de Oro si intendono comunemente i poco più di cento anni compresi fra il 1525 e il 1650, caratterizzati da una straordinaria fioritura di tutte le arti: pittura, scultura, architettura, poesia, teatro, narrativa… In una prima fase, questo periodo è caratterizzato dall’espansione dell’egemonia spagnola in Europa e in America; in una seconda fase, tuttavia, questa espansione subisce brusche battute d’arresto (soprattutto nei confronti dell’Inghilterra e delle Province Unite dei Paesi Bassi) e l’economia entra in sofferenza; inoltre, la difesa della Controriforma assunta dalla corona spagnola dopo il Concilio di Trento favorisce atteggiamenti di chiusura dogmatica e razziale, come le persecuzioni inquisitoriali e le famose misure contro i sudditi di ‘sangue impuro’, ossia ‘contaminato’ da ascendenze more o ebraiche. La fioritura artistica però continua anche in questa fase, con autori nati e formatisi nella seconda metà del Cinquecento. Difficile dire in poche righe se ci sia un nesso, e se sì, quale sia, fra queste condizioni storico-economico-politiche, molto diverse come si è visto nell’arco 1525-1650, e l’eccezionale fervore artistico che caratterizza tutto il Siglo de Oro, ma anche qui con importanti differenze a seconda dei periodi.
C’è stata qualche influenza italiana su alcuni degli autori del Siglo de Oro?
Certamente! In primo luogo ricorderei l’influenza del Petrarca e della lirica rinascimentale italiana su un grandissimo poeta come Garcilaso de la Vega. La novellistica, dal Boccaccio al Bandello, ebbe un’influenza enorme sia sul teatro, sia sulla produzione spagnola di novelle, prime fra tutte le Novelas ejemplares di Cervantes. L’Orlando Furioso di Ariosto è un’altra opera italiana che ebbe un impatto importantissimo in Spagna: tra gli autori che ne furono influenzati, Alonso de Ercilla, autore del poema epico La Araucana, Lope de Vega e Cervantes.
E viceversa, qual è l’impatto che ha avuto il Siglo de Oro sugli autori in Italia?
Si tratta di un impatto più tardivo, che si apprezza a partire dagli anni 40 del Seicento. Un fenomeno importante è l’assimilazione di motivi e trame dal teatro spagnolo coevo, che vengono rielaborati e riadattati per fornire materiale per le rappresentazioni accademiche o commerciali in molte città italiane. Anche nei libretti delle prime opere in musica si insinuano molto spesso elementi derivati dal teatro spagnolo, che non passano inosservati all’occhio dello specialista.
Passando più specificamente agli artisti più importanti del Siglo de Oro, quanto di autobiografico e storico c’era nel lavoro di Lope de Vega?
Lope de Vega è stato forse l’autore del Siglo de Oro che maggiormente ha usato la sua biografia come materiale poetico e drammatico. Si pensi che i riferimenti autobiografici, perlopiù in chiave, sono stati usati con successo per datare alcune delle sue opere teatrali. Per quanto riguarda la storia, ne ha fatto un uso importantissimo come materia per il suo teatro, soprattutto a partire dal 1599, al punto da poter essere definito come “il drammaturgo per eccellenza della storia”. Naturalmente, non intendeva la storia nel senso moderno del termine, quindi non gli interessava l’esattezza dei riferimenti e dei dati; gli interessava piuttosto come materia utile alla costruzione di una coscienza identitaria nazionale, adatta alle circostanze storiche del momento.
Lope de Vega dà un contributo alla concezione del “diverso”: pazzo, povero, emarginato. In quali opere e perché?
Certo, la pazzia è molto presente nelle opere di Lope, ma si tratta piuttosto della pazzia per amore, dunque di un tema letterario che risale almeno alla pazzia di Orlando nell’Orlando Furioso. Quanto alla povertà e all’emarginazione, si tratta di temi magistralmente esplorati già nell’anonimo Lazarillo de Tormes (1554). Lope utilizza alcuni personaggi e temi che potremmo definire picareschi nel suo teatro, ma non con finalità di critica sociale come avviene nel Lazarillo, quanto piuttosto con finalità comiche.
Riguardo invece AISPI, qual è la sua influenza nella letteratura contemporanea?
L’AISPI, Associazione Ispanisti Italiani, difficilmente può esercitare una qualche influenza sulla letteratura contemporanea perché è un’associazione che riunisce studiosi e docenti di lingua, letteratura e cultura ispaniche, non creatori e scrittori (sebbene magari alcuni soci possano anche esprimersi su versanti creativi). Tuttavia, alcune riviste di grande tradizione nell’ambito dell’ispanismo e ispanoamericanismo italiano, come Rassegna Iberistica, pubblicano regolarmente recensioni di narrativa e poesia che possono indirizzare le letture e dunque la conoscenza della letteratura contemporanea da parte del pubblico colto italiano. Anche l’attività di traduzione che molti soci AISPI svolgono con grande competenza favorisce la diffusione in Italia degli scrittori spagnoli e ispanoamericani contemporanei.
Perché è importante nel momento attuale un’associazione come AISPI?
Per diversi motivi, direi. Innanzitutto perché consente e favorisce il contatto e lo scambio di informazioni e di esperienze tra i soci: a tal fine, oltre al sito web e alla pagina Facebook dell’Associazione, che diffondono novità editoriali e iniziative scientifiche come convegni e seminari, sono importantissime le assemblee annuali come occasioni di incontro e discussione, e i convegni triennali come momenti di scambio scientifico. I soci possono pubblicare i risultati della loro ricerca sulla rivista Cuadernos AISPI, la cui qualità è garantita da un sistema di rigorosa revisione scientifica. L’Associazione, attraverso il suo Consiglio Direttivo, garantisce inoltre ai soci un’informazione costante circa le novità normative e le questioni in discussione a livello ministeriale, che hanno ricadute molto importanti sul lavoro quotidiano nelle Università e nei Centri di ricerca.