Vagabondaggio e fotografía. Il mondo ispanico di Jesse A. Fernandez

Per più di trent’anni, il fotografo e artista cubano Jesse A. Fernández praticò un “vagabondaggio ispanico” soggiornando in una serie di paesi americani ed europei, dalla sua natia Cuba alla sua Spagna d’origine, passando per Messico, Colombia, Guatemala, Francia, Italia o Stati Uniti.
In tutti questi paesi dimostrò interesse per la realtà e per i personaggi del mondo culturale della città in cui si trovava –a tal proposito, la serie newyorkese dedicata al jazz è illuminante–, e allo stesso tempo in tutti questi posti rintracciò il comune denominatore: la connessione con l’ispanico, sia nelle persone che nel paesaggio, che ispirò sempre il suo lavoro.
Le sue fotografie esprimono tale interesse per il luogo allo stesso modo delle costanti che caratterizzano la sua poetica artistica, ciò che si manifesta nei due generi essenziali sempre praticati, il ritratto e il paesaggio urbano. Il primo, per il quale è più noto, è una specialità nella quale lo scrittore cubano Guillermo Cabrera Infante –che lo inserisce tra i personaggi del suo romanzo cubano Tres tristes tigres– lo considera un maestro indiscusso e nella quale ottiene un riconoscimento generale come rivela la mostra Retratos, tenuta a Madrid poco prima della sua morte nel 1986.
Jesse A. Fernández, personalità innegabilmente affascinante, mantenne stretti rapporti con gli esponenti del mondo culturale dei luoghi in cui viveva, dedicando particolare attenzione a quelli che rappresentavano il mondo ispanico. Pertanto, se nella New York degli anni Cinquanta e Sessanta ritrasse Marcel Duchamp o Marlene Dietrich, con lo stesso interesse ritrasse scrittori, artisti e musicisti del mondo ispanico presenti nella città come Salvador Dalí, Max Aub, Mario Vargas Llosa, Nicanor Parra o Carmen Amaya, allo stesso modo in cui avrebbe fatto in seguito a Parigi o a Madrid negli anni Settanta e Ottanta.